“Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”
Alda Merini
Torno a scrivere dopo quasi un anno di pausa, per raccontarvi questo mio silenzio.
Una delle sfide più grandi per me durante quest’anno è stata quella di definire delle priorità, provare ad identificare dei confini e cercare di perseguire i miei obiettivi con costanza.
Uno dei valori più importanti per me, una cosa a cui aspiro e per cui mi impegno costantemente è quella di essere presente in ciò che faccio.
Essere presente quando una persona mi parla, quando studio o mi aggiorno, quando un cerchio di mamme si confronta, quando sono all’interno di una situazione. Stare intensamente nell’attimo presente.
Provando a fare attenzione alle giornate mi accorgo che è davvero una sfida, siamo così attirati da distraenti, notifiche, scroll compulsivo: sono la prima colpevole, devo fare un grande sforzo di consapevolezza per rendermi conto di gesti che ripeto in modo automatico o del tempo che perdo in cose di poco conto.
All’inizio del 2019 ho scelto la parola PRESENTE come guida per quest’anno, declinata in cinque punti:
  • essere presente
  • vivere il presente
  • il presente è dono
  • presente con me stessa
  • presente nelle relazioni
Volendo dare una priorità alle relazioni e alle persone ho deciso di lasciare un po’ indietro l’aggiornamento di social e blog, prendendomi un tempo prolungato in cui immergermi nelle relazioni con le persone e negli eventi che si sono susseguiti; inoltre ho deciso di ritagliarmi uno spazio ben definito per studiare e leggere: sono sempre stata una lettrice-divoratrice, finalmente quest’anno sono riuscita a ritrovare un tempo adeguato per la lettura, ho scoperto la gioia di avere un abbonamento ad audible e di trascorrere le lunghe ore che passo in auto immersa nei racconti (se vi sembro con la testa tra le nuvole è perchè probabilmente sto viaggiando con Bastiano a Fantasia oppure sono in Alabama con Jem e Scout Finch), ho iniziato a seguire diversi podcast che trovo molto stimolanti.
Un tempo per nutrirmi in modo profondo.
Fare un lavoro di cura esige una cura, ho scritto qualche mese fa.
Questo vale anche se il lavoro di cura è una professione. Ripeto spesso che SONO un’ostetrica, non FACCIO l’ostetrica.
Per essere un’ostetrica “sufficientemente buona”, citando Winnicott, è necessario un tempo per prendermi cura di me, curare la mia formazione, nutrirmi per poter generare nutrimento a mia volta.
Questi mesi sono stati una vera e propria boccata di ossigeno.
Le nostre vacanze lontane dalla civiltà, senza tv, il telefono che prende poco e male, tanti passi sui sentieri e un’immersione totale nella natura sono state una manna dal cielo.
Se ci prendiamo cura di noi, proviamo a volerci un po’ di bene, possiamo servire meglio le persone attorno a noi.
Ora sento di poter ritornare ad essere PRESENTE anche qui e attraverso la narrazione mettermi a servizio, condividendo pensieri, idee, riflessioni, storie di mamme.

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