Non so quanto siete pratici di aquiloni, io fino ad una decina di anni fa non ne avevo mai fatto volare uno; mio marito, invece, è un appassionato fin da quando era bambino. Ieri abbiamo provato con i bimbi a giocare con quelli che avevamo in cantina e se l’aspettativa era quella di fare come la famiglia Banks alla fine di Mary Poppins, che va al parco saltellando a far volare l’aquilone…non è andata esattamente così.
Quando decidi di costruire un aquilone non puoi farlo a sentimento, devi seguire indicazioni molto precise: proporzioni, aerodinamica, studio dei materiali, serve un progetto insomma, un progetto serio. I nostri quattro miseri aquiloni avevano già avuto delle esperienze di volo: abbiamo cercato più o meno di sistemarli con forbicina, nastro adesivo e carta delle uova di Pasqua dell’anno scorso. Sono stati sufficienti pochi passi nel giardino per perdere pezzi di code, aggrovigliare la bava attorno agli stivaletti, perdere berretti…un inizio fantozziano e decisamente prevedibile.
Se poi ci immaginate far salire fluidamente l’aquilone verso l’alto, come fosse un’elegante medusa che nuota negli abissi, direi che come idea neanche si avvicina lontanamente a quello che avreste visto ieri.
Il vento era abbastanza forte per i nostri piccoli aquiloni e decisamente poco costante. Non serviva correre perchè gli aquiloni schizzavano in ogni direzione per poi rovinare in picchiata verso il basso. Voglio farla breve: dopo più di un’ora di tentativi miseramente falliti, aquiloni mangiati dagli alberi come quello di Charlie Brown, code allungate artigianalmente e poi strappate, ritagli di carta di uovo di Pasqua che svolazzano per il giardino, nastro adesivo nei capelli, spina del ginocchio, pantaloni bucati, siamo riusciti a far decollare l’aquilone più malconcio che avevamo con noi!
Il più piccolo e il più sfigato, ci ha dato per qualche minuto l’impressione che le cose, a volte, possono anche funzionare. Dopo averci illuso per un paio di minuti, ci ha salutato con uno schianto.
Ho pensato che la vita in questi giorni di quarantena assomiglia molto a questo tentativo di far volare gli aquiloni. La nostra vita di incastri e progetti ben calibrati, teoricamente impeccabili, viene sovvertita da un vento strano, scostante, pauroso che non ci permette di proseguire nei nostri voli pensati e programmati. Rattoppiamo, tagliamo, incolliamo e sbrogliamo grovigli di bava. Eppure non funziona niente, nonostante gli sforzi, non abbiamo noi il controllo, anche se il nostro progetto era una meraviglia.
Sapete come è finita la nostra mattinata?
Abbiamo trovato due quadrifogli nel prato, abbiamo raccolto giacinti, forsizie, rametti di fior di pesco dal nostro giardino e abbiamo fatto un bel mazzo…abbiamo dato da bere alla nostra insalatina nella serra. Gli aquiloni non sono volati, ma abbiamo rivolto lo sguardo e le mani alla terra, scoprendo quello che di profumato e verde aveva da offrire. Le prime fioriture ci raccontano che, con pazienza ed attesa, le cose buone arrivano. Possiamo provare a rivolgere la nostra attenzione su tutto ciò che è un processo, su tutto ciò che è ciclico, ed attendere che questo momento passi. Con l’aiuto e la responsabilità di tutti.
Quando arriverà un buon vento riproveremo a far partire i nostri aquiloni sbilenchi.
Cosa sto facendo in questi giorni?
Cerchiamo come genitori di aiutare i nostri bimbi a stare in queste giornate cercando di seguire delle routine di lavoro in casa, dedicando la mattina ai compiti e il pomeriggio al gioco e a delle attività da fare assieme, siamo molto fortunati perchè il giardino è uno spazio che ci fa sentire privilegiati. Stiamo lavorando entrambi da casa e questa per noi è una modalità completamente diversa di gestire giornate e impegni, cerchiamo di fare il meglio che possiamo e se qualche volta si sbrocca cerchiamo di non tenere musi troppo lunghi.
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